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ERBE SPONTANEE

ALLA SCOPERTA DEL PREBUGGION, IL NUTRIMENTO DEI VECCHI!

Quest’estate ho avuto l’occasione di visitare più volte una terra molto bella come la Liguria l’ultima volta in un contesto altrettanto suggestivo come quello dell’agririfugio Molini nel Promontorio di Portofino; si tratta di una struttura ottenuta dalla ristrutturazione di uno dei tanti mulini che caratterizzavano il borgo di San Fruttuoso Capodimonte con l’obiettivo di recuperare l’attività agricola del luogo (ortaggi, olivocoltura e apicoltura) e offrire ai turisti ospitalità e i piatti tipici della tradizione ligure. E’ qui che ho fatto la conoscenza del prebuggion”, in dialetto si legge prebuggiun, ovvero una miscela di 32 erbe spontanee che vengono raccolte e utilizzate, previa cottura, come ripieno di torte e ravioli (i famosi pansoti) ma anche nelle minestre, nella frittata e nelle torte salate. Si tratta di una pratica nata durante la guerra o le carestie quando il cibo a disposizione era poco e c’era la necessità di integrarlo con erbe e frutti facilmente reperibili nel territorio; le donne, di solito le più anziane, andavano alla ricerca delle erbe, le pulivano, le preparavano e le cuocevano per il pasto della sera che rappresentava il pasto principale riservando quelle tenere e meno amare come misticanza in insalata e le altre nella zuppa.

Il nome deriva probabilmente dal termine dialettale pre-boggî cioè bollire per indicare il fatto che per essere utilizzate nel ripieno devono essere prima bollite. Una credenza popolare invece, fa derivare il termine preboggion da un fatto risalente all’epoca delle crociate: sembra infatti che per curare il condottiero Goffredo di Buglione fossero state raccolte delle erbe spontanee e il nome deriverebbe quindi dalla forma dialettale pe-buggiun (per Buglione).

La miscela cambia di stagione in stagione, di luogo in luogo (tra la costa e i monti), anche se secondo la tradizione devono essere presenti almeno dodici o tredici varietà per comporre un buon miscuglio. I nomi delle piante cambiano a seconda del dialetto: talegua, grugnin, pimpinella, raperonzolo, cicoria, tarassaco, pratolina, violetta….e la cosa più difficile consiste proprio nel conoscere non solo il loro aspetto ma anche il loro sapore per dosarle e creare la giusta proporzione fra amaro, piccante e dolce.

Alcune di queste piante le ritroviamo anche nei nostri campi in primavera come i carletti o conosciuti anche come scioppettini per i loro fiori che troviamo per tutta l’estate e che i bambini si divertono a scoppiare sul dorso della mano o sulla fronte e poi il tarassaco o dente di leone, l’ortica, la borragine..

La scoperta di questa tradizione ligure mi ha fatto ripensare alla bellezza di “andare per campi” sia come modalità per conoscere ed entrare in contatto con saperi e tradizioni del territorio sia per immergersi nel verde e nel silenzio per “ossigenare” il nostro corpo. Cibarsi di piante spontanee è importante per la nostra salute: esse differiscono da quelle coltivate per il fatto che non subiscono alcun miglioramento genetico per favorire le specie più produttive o con un maggior contenuto di nutrienti (vitamine, sali minerali, acidi grassi) e contengono sostanze definite dalla scienza come “nutraceutiche” in quanto utili la prevenzione di certi disturbi e il sostegno delle fisiologiche funzionalità del corpo umano; si tratta per lo più di sostanze antiossidanti che contrastano l’eccesso di radicali liberi che è alla base del processi di invecchiamento, fibre ad azione prebiotica che nutrono la nostra flora batterica e svolgono un’azione immunomodulatrice, sostanze amare con effetto depurativo per il fegato, minerali che contrastano l’eccesso di acidi dell’alimentazione occidentale e rinforzano unghie e capelli, hanno azione antinfiammatoria per il loro contenuto in acidi grassi essenziali.

E’ utile e necessario comunque per le prime volte farsi accompagnare da chi le conosce per imparare a riconoscerle e a raccoglierle in modo adeguato perché non sempre naturale significa salutare ed esistono varietà anche simili tra loro che possono risultare tossiche soprattutto se consumate crude.

Un buon motivo in più per camminare..

Buone scoperte!
Articolo di Roberta Franceschini

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